giovedì 27 ottobre 2011

Giovedì gnocchi!

eh si questo primo piatto faceva parte del menù del giovedì nella trattoria della mia famiglia. Gnocchi fatti in casa dalle mani esperte di mia madre che li preparava il giorno prima con le patate bianche e poi li surgelava per il giorno dopo. Non so quante quanti chili di patate pelava perché al giorno si servivano all'incirca 50 coperti, quindi immaginate un po’ voi la quantità di patate, io non ve la so dire e il giovedì la maggior parte dei clienti ordinava questo piatto. Il fatto che sia il giovedì il giorno stabilito per proporre questo primo credo che lo si debba attribuire alla tradizione cristiana in virtù del fatto che il venerdì era ed è per chi ancora lo vuole mantenere, il giorno dedicato alla penitenza, quindi si mangia/va il pesce "cibo magro"e di conseguenza il giorno prima appunto il giovedì era/è concesso fare uno strappo alla regola e regalarsi un piatto più sostanzioso. Si perché una volta c'era questa tradizione da seguire (non so se ancora è rimasta in qualche trattoria della zona). Quindi: Giovedì gnocchi, venerdì pesce e la domenica  vincisgrassi, lunedì brodo o minestrone :-) Da noi gli gnocchi venivano serviti con il sugo del ragù, con il sugo di pomodoro, con il sugo alla papera, ai quattro formaggi e negli ultimi anni avevamo abbinato agli gnocchi il sugo di pesce sia in versione bianca che in quella rossa. All’inizio i clienti rimanevano molto titubanti e un po’restii ad ordinarlo perchè non lo avevano mai provato e allora volevano andare sul sicuro preferendo mangiare gli gnocchi con i classici sughi ma poi noi lo consigliavamo vivamente e siccome la clientela fedele si fidava di quello che gli suggerivamo accettava di buon grado. E devo dire che poi è stato tutto un passa parola tra di loro perché quando ritornavano la settimana seguente non c’era bisogno di consigliarlo ma ordinavano subito senza esitazioni: gnocchi alla marinara! E quindi oggi vi vorrei proporvi questo piatto per me un pò nostalgico ma nello stesso tempo pieno di ricordi, perché non abbiamo più la trattoria, ma mia madre ora ogni giorno, che non fa altro che pensare a cosa si deve mangiare, ce li fa trovare non solo il giovedì ma anche gli altri giorni della settimana. E l’altro giorno avendo una piccola cassetta di patate blu di origine francese (non le “vitelottes”) ho voluto provare ad imparare a fare gli gnocchi pure io. Niente di più semplice  e facile!
Share:

giovedì 13 ottobre 2011

Gli sciughetti o sughetti marchigiani ovvero la polenta dolce :)

L’altro giorno ero casa di mia madre e dopo varie chiacchiere culinarie arriva zia Silvana (la sorella minore di mia madre) portando in mano un vassoio contenente gli “sciughetti o sughetti”! Mi dice: Carla questi sgiughetti sono per tuo padre che ne va matto! E che cosa sono? Rispondo io! E’ un tipo di polenta dolce fatta con il mosto, assaggiala e vedrai che è buona.  A prima vista ho fatto una faccia con due occhi sgranati ma sono consapevole che mai dire “non mi piace se prima non si è provato” giusto? allora ho preso un cucchiaino per prenderne una piccola parte di questa polenta o gelatina rossa. Si perché per me rassomiglia molto a una gelatina. Ma appena  comincio a deglutire quella piccola dose rimango stupita e meravigliata! Ne prendo un altro cucchiaino e dico a me stessa che non è niente male! Mio padre mi guarda e mi domanda: allora? Che ne pensi? Lo sai che questo è un antico piatto contadino della nostra terra. Lo mangiavo spesso quando ero ragazzo. E tua zia sapendo che mi piace molto me l’ha portata. Lei, la zia ci tiene molto a tramandare le vecchie tradizioni e a far contenta le persone a cui vuole bene. A questo punto ci siamo date appuntamento nella sua cucina per insegnarmi la ricetta. e considerato il fatto che ancora in alcune zone la vendemmia non è terminata grazie al tempo clemente e sperando che ancora anche voi riusciate a trovare al mercato dell’uva fragola, vi rimando questo piatto antico della tradizione contadina marchigiana, vi va?
Prima della ricetta qualcosa in vernacolo :)
Setembre, uva, vendemia e mosto.
E col mosto, la farina de grà o de'
granturco, njaltri ce famo i sciughetti.
E' un dolce bono 'mbel pò.
Fe nulì el mosto po ce butè la farina.
Dovè girà 'ntun pentolò cume
se fa cu la pulenta. Ala fine ce
metè le noci o le mandule
bele tritate. Fe bulì un tantì e pò
verzè 'ntun piato per falo rafredà.
'Na squisiteza, un dolce tipico de
stu periodo. Na volta i cuntadini li
preparavane per purtali in paese
in dono ale persone impurtanti
in zegno de stima e de usequio.
Se preparane pure 'nte culal'tre
pruvince marchigiane.
li chiamane "sughitti" a Macerata
e Pesaro, i "sapetti" ad Ascoli.
Niente a che vedè con le verziò
industriali,mejo lascià perde!!!

Le dosi sono per ogni litro di mosto:

1 litro di mosto
200 gr di farina di mais
100 gr di noci tritate
*un cucchiao di zucchero

Si prende l’uva fragola (circa 700/800 gr) rossa e bianca e ci si ricava il  mosto spremendola bene bene. Ah se volete conservare il mosto per fare altri dolci o altre cose varie conservatelo una volta freddo in una bottiglia di plastica, nel surgelatore e all’occorrenza tiratelo fuori! Con il mosto da queste parti si fanno anche le ciambelline e il pane. Questa ricetta della ciambellina di mosto la devo chiedere all’altra zia che la sa fare bene :) Allora dicevo una volta spremuta l’uva la si versa nella Cocotte di ghisa che usarla per questa occasione è un vero must! Meglio di così non si può! La si fa bollire e schiumare per circa 30 minuti o sino a che il liquido non si è ridotto della metà e infine si fa raffreddare. Questa operazione si può fare anche il giorno prima. Una volta che il mosto è freddo si aggiunge lo zucchero (un cucchiaio) e lo si fa bollire appena cioè il tempo che si sciolga. Versare ora a pioggia la farina di mais e girare con un cucchiaio di legno o altrimenti con una frusta. Cuocere per circa 20 minuti a fuoco basso fino a che non si ha la consistenza della polenta. Spegnere il fuoco e aggiungere le noci tritate mescolando bene. Versare il tutto su un piatto grande o vassoio di legno o in ciotoline facendola raffreddare. A questo punto la polenta diventa come una gelatina :) Una volta si usava mettere metà farina bianca e metà farina gialla, o solo farina bianca o come in questo caso solo farina gialla, ma mia zia preferisce farla con la farina di mais perché le sembra che rimanga più consistente e corposa. Voi potete provarla come volete. Devo ammettere che il gusto è decisamente dolce e particolare (direi anche che si potrebbe togliere la dose dello zucchero), la croccanteza delle noci le conferisce quel tocco che non guasta e che serve a spezzare la morbidezza del composto e alla fine della fiera direi che questi piatti antichi della nostra tradizione sono fatti con pochi ingredienti, semplici ma buoni! :)

Questa polenta che vedete nel colore rosso violaceo è fatta con uva fragola rossa ed è quella che mia zia ha portato a mio padre, mentre quella nelle foto su in alto (di color marrone) è preparata con uva fragola bianca e uva fragola rossa. Queste caramelline sono dei piccoli esperimenti che ho fatto io, non proprio riusciti.  Ho messo le foto solo perchè a vederli sono carini altrimenti oltre al fatto che lo zucchero veniva assorbito rapidamente dalla polenta il tasso zuccheroso era troppo alto! però senza il contorno dello zucchero e serviti in pirottini può essere un'idea sfiziosa e carina da portare in tavola per far conoscere dei nuovi sapori, perchè no?
Ultimo avvertimento: non mangiate questa polenta calda perché è decisamente lassativa  :)
Buona giornata a voi tutti!
Share:

domenica 2 ottobre 2011

N'goyo la melanzana rossa al forno!

Zucca o pomodoro? Cosa vi sembra questo ortaggio mignon? guardatelo bene...no no niente di tutto questo! E' una melanzana rossa e il suo nome è N’goyo di origine africana. Non so nemmeno come si pronuncia, forse niguio? mah! però è piccola, piccola e piccina da far quasi tenerezza e per rendervi l’idea di quanto piccolina sia basta guardare le foto alla fine del post...sta tra il pollice e l’indice di una mano o racchiusa nel pugno di una mano insomma può sembrare una small zucca o un pomodoro rosso ma invece è una mini melanzana. Di melanzane baby nel nostro Orto Antico ne avevamo una varietà l’anno scorso, di colore bianco e viola e dalla forma ovale chiamata appunto baby melanzana, la melanzana rossa di Rotonda della Basilicata l’avevo vista qui, quella simile del Pollino Lucano qua,  ma questa tutta rossa è la prima volta che la vedo dal vero e che la mangio! Eh si ho provato a cucinarla cercando di inventarmi  qualcosa di appetitoso. Pensando e ripensando l’unica cosa che mi veniva in mente era quella di farla al  forno. Ne avevo cinque di numero quindi sott’olio o sott’aceto nemmeno a parlarne, sminuzzarla e farne un sughetto con altri ortaggi no mi entusiasmava molto perché volevo che la sua forma rimanesse intatta per essere appetibile agli occhi e allora l’unico modo era quello di farcirla con qualcosa e farla al forno! Il gusto rimane più amarognolo rispetto alle nostre classiche melanzane ma se le riempiamo con questa crema l’amaro scompare! Ah è molto piena di semi ma questi l’ho tolti :) alla fine della cottura.
Share:
Template by pipdig